per svelare i principi primi del costruire.
per entrare in contatto con il ‘genius loci’ del luogo, per ringraziarlo e onorarlo.
per lasciar parlare la terra, l’acqua, gli elementi.
per far emergere la memoria, le radici, perché il luogo possa raccontare cosa vuole.
per costruire un'intima connessione con le energie sottili che abitano una terra.
per svelare la verità.
l’arché è il principio che appare cronologicamente/ontologicamente per primo, ed è quindi generatore e conservatore. niente si crea e niente si distrugge, tutto si trasforma. arché è l’elemento, il principio.
la téchne è la tecnica, ossia ciò che si deve ‘fare’, non tanto per un fare fine e se stesso, ma piuttosto per ‘svelare’ davvero ciò che è, per far apparire la reale essenza di un luogo.
l’architettura si può dire composta da queste due parti: quella dell’arché come guida, come asse attorno alla quale ruota la sfera delle necessità, della téchne, dell’arte del fare.
quindi l’architettura come un processo di ‘disvelamento’ dei principi primi che stanno dietro un luogo, e il progettista come figura che prende in considerazione tutti i fattori (esigenze dell’utente, ambiente, campo morfogenetico), li ascolta e li trasforma in un progetto.
Lo scopo del nostro metodo-non metodo è di far emergere la realtà: quest’ultima si può ben rappresentare con l’immagine dell’iceberg, dove ciò che è visibile è solo una piccola parte del tutto.
Le finalità dei singoli (enti pubblici, privati, un team di progettazione) costituiscono infatti solo la parte razionale di un progetto, che può non coincidere con ciò di cui sia il sistema che il progetto stesso o il luogo, hanno realmente bisogno: la progettazione sistemica tiene in considerazione tutti quei fattori che, nell’approccio tradizionale, non vengono considerati.
Spesso accade che le scelte di un’amministrazione o di un progettista si rivelano nel tempo poco funzionanti: l’approccio sistemico porta alla luce il bisogno inconscio del progetto stesso e va a sciogliere i conflitti decisionali che sorgono durante l’iter della realizzazione di un’idea. La costellazione mostra infatti la soluzione migliore in un preciso momento (non razionale), la soluzione più efficace nel tempo.
Ad esempio nella progettazione di un nuovo edificio pubblico, che va a coinvolgere numerosi enti e professionisti, la facilitazione attraverso il nostro metodo può accorciare notevolmente i tempi (e quindi diminuire i costi), poiché si fanno emergere i bisogni inconsci e profondi dei diversi componenti.
L’approccio sistemico è un ottimo strumento che permette anche di risolvere i conflitti nel metodo della progettazione partecipata: si possono infatti mostrare, attraverso una costellazione, i meccanismi di relazione che generano un dissidio all’interno di un gruppo.
Attraverso il metodo sistemico si ha una canalizzazione di quello che in realtà è il bisogno inconscio del singolo, del gruppo, del luogo: il gruppo stesso funziona quindi da antenna per accedere alle informazioni del campo.
Utilizziamo quindi lo strumento delle costellazioni per andare oltre il visibile, per far apparire ciò che noi non sappiamo esistere: attingiamo così ad informazioni alle quali non è possibile accedere attraverso l’intelletto.
Dopo un’indagine sulla problematica da analizzare, il Sistema viene rappresentato in modo vivente dai partecipanti del gruppo tra cui vengono scelti i ‘rappresentanti’ dei vari elementi di progetto: si può fare una domanda focalizzata sul problema al quale la "costellazione" cercherà di portare una soluzione.
Attraverso quindi un misurato e graduale cambiamento delle posizioni dei rappresentanti nello spazio, più spesso spontaneamente e a volte attraverso l'intervento del facilitatore, si riporta il ‘sistema’ in equilibrio.
Quando si giunge ad integrare il processo nel modo più rispettoso, riconoscendo, onorando, ringraziando e reintegrando nella coscienza ogni elemento del sistema, allora le tensioni spariscono immediatamente.
Il gruppo di progettazione è composto da membri della Città della Luce, facilitatori in costellazioni familiari e sistemiche.
Per "sistema" si intende una unità intera e unica che consiste di parti in relazione tra loro, tale che l'intero risulti diverso dalla semplice somma delle parti e qualsiasi cambiamento in una di queste parti influenzi la globalità del sistema.
L'Approccio Sistemico si occupa di esplorare quella dimensione in cui ogni fenomeno è parte di un sistema a cui è interconnesso e da cui dipende: quando i componenti cessano di interagire (ad esempio per mancanza di energia in un sistema elettronico) i sistemi degenerano in insiemi.
come esseri umani non siamo isolati in una identità psico-fisica, ma siamo parte di una serie di ulteriori sistemi via via più ampi e complessi, quali la famiglia, la nazione, il continente, il pianeta, la storia, lo spazio e il tempo in cui si muove la nostra vita.
la teoria generale dei sistemi studia le regole strutturali e funzionali valide per la descrizione di ogni sistema, indipendentemente dalla sua composizione. Gli attributi fondamentali di un sistema sono:
comunicazione ed elaborazione dell'informazione
adattamento al cambiamento delle circostanze (autoregolazione)
auto organizzazione
auto mantenimento.
anche un progetto architettonico può essere considerato un sistema: i suoi elementi (gli utenti, i progettisti, l’ambiente, la storia e la memoria del luogo… che sono a loro volta dei sistemi) sono tra loro intimamente connessi e tra loro si influenzano.
dal greco ‘fainomai’, ciò che appare, ciò che si rende manifesto, l'approccio fenomenologico consiste di uno spazio scenico nel quale si collocano dei "rappresentanti" ossia persone che si prestano a dare un corpo e una voce a ciò che viene indagato. nell'indagine fenomenologica ci si apre alla percezione di un'ampia gamma di fenomeni senza giudicare ne concentrarsi su nessuno in particolare: questo tipo di indagine richiede uno stato interiore privo di preconcetti, intenzioni e giudizi.
attraverso la connessione con il campo morfico o campo cosciente, la rete di informazioni presente intorno a noi, è possibile mettere in scena il campo d'influenza di qualunque sistema che risponda alle leggi fisiche del campo: Rupert Sheldrake, fisiologo inglese, afferma che i sistemi sono regolati non solo dalle leggi conosciute dalla scienza fisica, ma anche da campi organizzativi invisibili, che lui chiama per l'appunto "morfogenetici".
grazie alla Teoria Sistemica e all'Approccio Fenomenologico, siamo in grado di mettere in scena, attraverso dei rappresentanti umani e/o degli oggetti, ogni aspetto della nostra realtà interiore ed esteriore, e di osservare quello che accade: lasciando agire la manifestazione dei livelli inconsci collettivi, e osservandone la rappresentazione scenica, possiamo dialogare con ogni componente dei vari sistemi e comprendere a fondo l'origine di un conflitto o di qualunque situazione, e quindi reintegrare nel sistema l'eventuale elemento mancante.
Il fenomenologico è un ‘metodo’ che può essere utilizzato diversamente a seconda delle esigenze: ciò che emerge non è la verità assoluta, ma ciò che il campo trasmette, e che il gruppo ha bisogno di vedere in quel momento.
La progettazione fenomenologica può far parte di un più ampio processo partecipato, dove progettisti e clienti entrano in una sintonia profonda: nell’arco dei vari incontri si hanno diversi livelli di approfondimento, di analisi e di progettazione.
Il metodo che proponiamo può essere molto utile sia in residenze private, che in comunità ed ecovillaggi, che in strutture ricettive, e può essere utilizzato in tutte le fasi di progettazione, da quelle iniziali di ideazione, alla formazione di un gruppo, alle ristrutturazioni, a problemi quotidiani che possono sorgere in un appartamento.
In particolare possiamo intervenire:
-nella connessione con uno specifico luogo e progettazione degli spazi esterni: andiamo ad analizzare la terra, l’acqua, la memoria di un luogo, gli elementi di progetto;
-nella progettazione di spazi interni in base alle esigenze/problematiche del cliente;
-nella progettazione sociale/ambientale, in cui si prendono in considerazione fattori legati più strettamente a tematiche comunitarie, di gruppo, di relazione.
'Il genius loci è una concezione romana; secondo un'antica credenza ogni essere 'indipendente' ha il suo 'genius', il suo spirito guardiano.
Questo spirito dà vita a popoli e luoghi, li accompagna dalla nascita alla morte e determina il loro carattere o essenza.
Il 'genius' denota così che una cosa 'esiste', o che essa 'vuole esistere', per usare le parole di Louis Kahn...
Gli antichi riconobbero essere d'importanza vitale il venire a patti con il genius della località in cui doveva avere luogo la loro esistenza.
Nei tempi passati la sopravvivenza dipendeva da un 'buon' rapporto con il luogo, in senso fisico e psichico.
L'uomo moderno ha per lungo tempo creduto che la scienza e la tecnologia lo avessero liberato da una dipendenza diretta dai luoghi. Questa certezza si è rivelata un'illusione; l'inquinamento ed il caos ambientale sono improvvisamente apparsi come una spaventosa 'nemesi', con il risultato di ricondurre alla sua piena importanza il problema del luogo.'
Christian Norberg-Schulz